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al testo di Diego Bello
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Ora la notte qui non è più buia la illumina il riflesso della canna di quest’arnese, sporta come zanna che aggetta fiera dalla fitta tuia.
Fino al tramonto a salve si può armare a chi vi turba il grotto sulla fronte non c’è che digrignare arcate smunte
o ancora l’altra guancia rimostrare. Ma appena il sole cala all’orizzonte disintegra sorprese anche presunte.
Se d’uno spillo acuminate punte minacciano un pericolo imminente sappiate che v’assiste l’esimente: legittima difesa e… alleluia!
C’è già la legge, ancor non scritta bene e in caso di legittima reazione a un’aggressione ingiusta e contestabile
non c’è poi da scontare grosse pene se la difesa a offesa è proporzione - con quella attuale e questa inevitabile -
e la reazione è l’unica pensabile. Però questione vera e assai spinosa è la non netta proporzione, cosa più ambigua, perché il giudice s’abbuia.
Ma se la differenza è rilevante tra male inflitto e male minacciato - laddove l’arma punti i fuggitivi -
non c’è esimente e scatta l’aggravante. Ma che il far west sia almeno scongiurato che detti sempre il giudice i motivi
e che soltanto in casi tassativi si possa rilasciare una licenza per tirar colpi ed allentar la lenza in questi mari mondi troppo bui.
Ballata costituita da una Ripresa di quattro versi seguita da tre Stanze (ciascuna composta da due Mutazioni e una Volta), nello schema classico ABBA XYZ XYZ ZWWA. |
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